IL PANARIELLO, QUALCHE VOLTA, " CASCA" DAL CIELO
C'è un modo di dire che ho sentito spesso in famiglia: " 'O panariello non casca dal cielo " , ovvero, se non ci si impegna e non si fatica non si ottiene nulla. In pratica l'equivalente di "Aiutati che Dio ti aiuta".
Solitamente è un appunto che viene fatto a chi, invece di darsi da fare, spera sempre nella Manna dal Cielo, aspettando il colpo di fortuna che, improvvisamente, dia una svolta alle cose ma che, il più delle volte, non arriva.
Questo detto, molto popolare al Sud, nasce da un'antica abitudine, diffusa in particolare nei vicoli di Napoli, di calare, dai piani superiori di un palazzo, un filo o una corda, ad un capo della quale viene legato un panaro, ovvero un cesto intrecciato di vimini, caricato generalmente di alimenti da scendere o salire in casa.
Ora, tale consuetudine, sebbene ancor presente, è andata tuttavia dissolvendosi. E' un'immagine legata ad un Paese che non c'è più. L'Italia del Dopoguerra. L'Italia povera, fatta di gente priva di denaro ma piena di valori e di buon senso. Il panaro che cala dal cielo è un'immagine legata alle commedie di Eduardo, come " Napoli Milionaria ", ai film di Totò. Richiama " 'E vichi ", i vicoli, dove Sophia Loren vendeva le sigarette di contrabbando in un episodio del film " Ieri oggi e domani " .
Un panariello casca (prendendola in pieno) sulla testa di Armanduccio Girasole detto Dudù, interpretato da Nino Manfredi, mentre passeggia nei vicoli nel film " Operazione San Gennaro " . Può, ancora, ricordare la Napoli descritta da Luciano De Crescenzo, scrittore e regista, nel film " Così Parlò Bellavista" del 1984. Il panariello appartiene alla Napule degli scugnizzi, de " 'a banca 'e ll'acqua " ( il chiosco delle bibite ) e della famigerata " aria di Napoli" , spacciata ai turisti stranieri in barattoli vuoti. Parliamo, insomma, di un'atmosfera lontana, ormai presente soltanto nei ricordi di chi l'ha vissuta o nelle foto d'epoca.
Eppure, esattamente due giorni fa, passeggiando per Napoli e, tengo a precisare, non nei quartieri popolari, nei vicoli del centro storico, ma nei quartieri "alti" , ho potuto ammirare incredulo una signora che, dopo aver calato giù il panariello, lo ha prontamente "richiamato" su, dopo che il bottegaio sotto casa vi aveva inserito, credo, pane e latte. Una scena così semplice, genuina, umana, in un'epoca in cui, la gentilezza e l'educazione sembrano essere cadute nel dimenticatoio, in cui si è perso il piacere e la gioia di condividere anche soltanto un sorriso, in cui non ci si guarda neppure più in faccia. Nell'era in cui, si comunica con whatsapp anche tra persone sedute allo stesso tavolo, un'immagine così vera ed autentica, mi ha riempito il cuore di gioia. Forse, allora, non tutto è completamente perduto. Evidentemente chi continua a credere nella fortuna improvvisa ed inaspettata ha ragione : qualche "panariello" dal cielo, ogni tanto, scende davvero.
C'è un modo di dire che ho sentito spesso in famiglia: " 'O panariello non casca dal cielo " , ovvero, se non ci si impegna e non si fatica non si ottiene nulla. In pratica l'equivalente di "Aiutati che Dio ti aiuta".
Solitamente è un appunto che viene fatto a chi, invece di darsi da fare, spera sempre nella Manna dal Cielo, aspettando il colpo di fortuna che, improvvisamente, dia una svolta alle cose ma che, il più delle volte, non arriva.
Questo detto, molto popolare al Sud, nasce da un'antica abitudine, diffusa in particolare nei vicoli di Napoli, di calare, dai piani superiori di un palazzo, un filo o una corda, ad un capo della quale viene legato un panaro, ovvero un cesto intrecciato di vimini, caricato generalmente di alimenti da scendere o salire in casa.
Ora, tale consuetudine, sebbene ancor presente, è andata tuttavia dissolvendosi. E' un'immagine legata ad un Paese che non c'è più. L'Italia del Dopoguerra. L'Italia povera, fatta di gente priva di denaro ma piena di valori e di buon senso. Il panaro che cala dal cielo è un'immagine legata alle commedie di Eduardo, come " Napoli Milionaria ", ai film di Totò. Richiama " 'E vichi ", i vicoli, dove Sophia Loren vendeva le sigarette di contrabbando in un episodio del film " Ieri oggi e domani " .
Un panariello casca (prendendola in pieno) sulla testa di Armanduccio Girasole detto Dudù, interpretato da Nino Manfredi, mentre passeggia nei vicoli nel film " Operazione San Gennaro " . Può, ancora, ricordare la Napoli descritta da Luciano De Crescenzo, scrittore e regista, nel film " Così Parlò Bellavista" del 1984. Il panariello appartiene alla Napule degli scugnizzi, de " 'a banca 'e ll'acqua " ( il chiosco delle bibite ) e della famigerata " aria di Napoli" , spacciata ai turisti stranieri in barattoli vuoti. Parliamo, insomma, di un'atmosfera lontana, ormai presente soltanto nei ricordi di chi l'ha vissuta o nelle foto d'epoca.
Eppure, esattamente due giorni fa, passeggiando per Napoli e, tengo a precisare, non nei quartieri popolari, nei vicoli del centro storico, ma nei quartieri "alti" , ho potuto ammirare incredulo una signora che, dopo aver calato giù il panariello, lo ha prontamente "richiamato" su, dopo che il bottegaio sotto casa vi aveva inserito, credo, pane e latte. Una scena così semplice, genuina, umana, in un'epoca in cui, la gentilezza e l'educazione sembrano essere cadute nel dimenticatoio, in cui si è perso il piacere e la gioia di condividere anche soltanto un sorriso, in cui non ci si guarda neppure più in faccia. Nell'era in cui, si comunica con whatsapp anche tra persone sedute allo stesso tavolo, un'immagine così vera ed autentica, mi ha riempito il cuore di gioia. Forse, allora, non tutto è completamente perduto. Evidentemente chi continua a credere nella fortuna improvvisa ed inaspettata ha ragione : qualche "panariello" dal cielo, ogni tanto, scende davvero.
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